Ci sono seri
motivi per ritenere Julian Assange vittima di una rappresaglia per quanto ha
divulgato ed è certo che in caso di estradizione in Svezia finirebbe negli Usa
a Guantanamo con rischi per la vita». Questo è la motivazione del Ministro
degli Esteri ecuadoriano Ricardo Patino che ha accordato al fondatore di
Wikileaks lo status di rifugiato politico.
Nervi tesi,
dunque, fra la Gran Bretagna che aveva arrestato Julian Assange e garantito la
sua estradizione in Svezia dove dovrebbe subire un processo per una presunta
violenza sessuale e l’Ecuador, ma soprattutto fra il paese sudamericano e gli
Usa con cui le relazioni diplomatiche si ruppero già nell’aprile del 2011
quando Correa espulse l’ambasciatore statunitense Heather Hodges proprio dopo
essere venuto a conoscenza di cable in cui si citava il presidente ecuadoriano
al centro di episodi di corruzione verso la polizia.
Già nel novembre del
2010 l’allora ministro
degli Esteri Kintto Lucas offrì un permesso di soggiorno al giornalista
australiano in cambio di tutti i file in suo possesso sull’Ecuador appartenenti
all’Ambasciata americana e Rafael Correa prese in considerazione l’ipotesi di
un salvacondotto speciale al fine di evitare l’estradizione in Svezia per reati
sessuali che lui ha sempre negato e soprattutto per impedire quella che tutti
considerano una scontata successiva estradizione negli Usa.
Da parte sua
la Gran Bretagna per mezzo del portavoce del Foreign Office ha dichiarato che
nulla cambierà e che in ogni caso Assange sarà assicurato alla giustizia. Nei
giorni scorsi l’Ecuador ha denunciato una minaccia di ingresso nella sede
diplomatica da parte di Scotland Yard ed il governo di Cameron ha confermato
che una legge del 1987 permetterebbe tale ingresso e l’arresto di persone sotto
controllo giudiziario, fuggite illegalmente e senza rilascio di passaporto
britannico.
È molto facile
però che si concretizzi molto più semplicemente il richiamo reciproco degli
ambasciatori o addirittura la misura più drastica della revoca dello status
diplomatico ai funzionari dell’Ambasciata di Quito a Londra, ma il braccio di
ferro ora si sposta verso gli organismi internazionali: l’Ue verso cui hanno
intenzione di fare pressione Gran Bretagna e Svezia e l’Organizzazione degli
Stati Americani che oggi potrebbe votare una risoluzione comune contro le
minacce britanniche ma di cui fanno parte anche gli Usa, assolutamente contrari
con i loro alleati.
A Washington, in piena campagna elettorale
per le presidenziali di novembre, la vicenda del giornalista australiano rischia di
trasformarsi in un boomerang per il presidente Obama che sa bene quanti sostenitori di Julian Assange, che prese di
mira soprattutto l’ex amministrazione repubblicana di Bush, ci siano anche fra
i suoi elettori.
CRONOLOGIA
DELLA VICENDA DI JULIAN ASSANGE
2010
18 novembre:
la Svezia emette un mandato d'arresto contro Julian Assange, sotto inchiesta
per presunto stupro e violenza sessuale di due donne.
28 e 29
novembre: la stampa mondiale ha cominciato a pubblicare una parte dei 250.000
dispacci diplomatici americani rivelati da Wikileaks. Gli Usa parlano di reato grave e
minacciano di citare in giudizio Assange.
16 dicembre Assange
viene arrestato a Londra. L'Alta Corte di Londra gli concede la libertà sulla
parola sotto stretto controllo giudiziario nel palazzo di uno dei suoi amici
nel nord-est dell'Inghilterra.
2011
12 gennaio: Il
difensore di Assange avverte che c’è il serio rischio che, una volta estradato
in Svezia, il fondatore di Wikileaks potrebbe essere trasferito negli Usa, a
Guantanamo e, forse, «braccio della morte».
24 febbraio:
La giustizia britannica convalida la richiesta di estradizione.
2012
27 febbraio:
WikiLeaks inizia la pubblicazione di più di cinque milioni di email sulle
informazioni sulla società privata statunitense di analisi strategica Stratfor.
17 aprile:
Julian Assange lancia il canale TV in partnership con la russa stato RT. La sua prima intervista è al capo del
movimento sciita libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah.
30 maggio: La Corte
Suprema respinge l’appello nel mese di novembre ed autorizzata l'estradizione
di Assange.
14 giugno: La Corte
Suprema respinge la richiesta di revisione del ricorso Assange.
19 giugno:
Assange si rifugia presso l'Ambasciata dell'Ecuador a Londra e chiede asilo
politico.
24 luglio: L’ex
giudice spagnolo Baltasar Garzon ha accettato di guidare il team di difesa di
Julian Assange e WikiLeaks.
25 luglio:
Ecuador annuncia che risponderà alla richiesta di asilo politico dopo le
Olimpiadi di Londra.
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