martedì 28 agosto 2012

Il mondo vede rosa ma l'Italia no



La classifica di Forbes sulle donne più potenti del mondo dovrebbe farci ancora una volta riflettere su quanto il genere femminile sia totalmente privo di autorità e di responsabilità nel nostro paese e di come perfino i tecnici che tanto parlano, parlano, alla fine non abbiano dato il giusto peso alla cosa.
Partiamo proprio da Forbes: nella classifica delle cento donne più potenti ci sono quattro cinesi (più due di Hong Kong, tutte nell’area business, la politica è ancora un tabù), quattro indiane (la quota di rappresentanza politica è salita al 33% e la prima donna capo del governo è stata Indira Ghandi nel 1966), tre brasiliane, due arabe, dove pure la condizione femminile dovrebbe essere comunque meno avanzata che in Italia ed in Occidente in generale, mentre l’Italia ne ha solo una e resta comunque in coda nelle classifiche di tutto il mondo.
Se il confronto con Usa ed Europa è sicuramente impari, stupisce che anche il «nuovo mondo» dall’America Latina all’Asia ci surclassi. Il caso più eclatante è proprio l’America Latina, un continente che da molto tempo parla sempre più al femminile. Dilma Rousseff è il primo presidente donna del Brasile e la terza donna più influente del mondo, ma non è la sola. In America Latina ci sono altre due donne alla guida di uno stato: Cristina Fernandez in Argentina e Laura Chinchilla in Costa Rica e sono le ultime di una lunga serie nell’epoca democratica (tra le altre Violeta Chamorro in Nicaragua dal 1990 al 1997 Mireya Moscoso a Panama dal 1999 al 2004 e Michelle Bachelet in Cile dal 2006 al 2010) ed in ogni caso sono tantissime le donne ad essere state almeno candidate per la guida del paese.
L’Argentina in particolare ha un presidente-donna, detiene il primato di donne alla Camera (37%) ed al Senato (36%), e sono di sesso femminile i vertici della Banca Centrale, l’Istituto Nazionale di statistica ed il maggiore gruppo editoriale del paese, il Clarin e si possono trovare donne in quasi tutti i consigli direttivi di grandi società. In Brasile la situazione è in miglioramento e comunque oltre alla già citata Rousseff, è una donna a dirigere il colosso petrolifero Petrobras (Maria Silva Foster) e ad aver presieduto la Corte Suprema (Ellen Gracie) e a gestire pur giovani importanti holding (Zeina Latif e Maria Helena Bastos).
In quasi tutti i principali paesi latinoamericani la percentuale di deputate non scende sotto il 20% (in Italia è il 17%) e quella di senatrici al 13%, che e è la quota italiana, e nel nostro paese ora ci sono solo tre ministre ma almeno in posti strategici ma in passato il massimo è stato sei e mai in sedi rilevanti, mentre la percentuale ministeriale latinoamericana è in media del 30% e la stessa cosa si verifica anche nell’ambito giudiziario (basti pensare che il 54% dei magistrati argentini è donna) ed in quello associazionistico-sindacale (in Cile il primo leader sindacale donna risale al 1996,  
Tornando a Forbes si può certamente discutere se sia opportuno inserire fra le donne più potenti gente come Shakira, Sofia Vergara, Gisele Bundchen e Jennifer Lopez (ed in ogni caso anche qui siamo assenti ed a corto di star e sono finiti i tempi di Anna Magnani, Sofia Loren e Mina), ma ciò che viene fuori, vedendo soltanto Miuccia Prada fra le cento donne più influenti, è ancora una volta l’immagine di un paese che, alla sua scarsa incidenza mondiale, alla faccia delle pari opportunità e di una democrazia già vecchia, aggiunge un’immagine della donna sempre più umiliata ed umiliante.  

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