sabato 1 settembre 2012

I giudici confermano la vittoria di Peña Nieto




Tutto è deciso: dal 1° dicembre Enrique Peña Nieto sarà il nuovo presidente del Messico, come lo fu sei anni fa Felipe Calderon, con strascichi giudiziari, compravendite vere o presunte di voti, minacce di loschi figuri legati ai narcos a livello locale ed una parte del popolo che alla fine si è rassegnata, consapevole che non era ancora tempo di cambiamento. 
Il Tribunale Elettorale Messicano ha confermato all’unanimità la piena regolarità delle elezioni e la vittoria di Peña Nieto con sei punti di vantaggio sullo sfidante Andres Manuel Lopez Obrador del Partito Rivoluzionario Democratico di sinistra alla sua seconda sconfitta: nessuna irregolarità, nessuna prova schiacciante di brogli e pressioni per modificare l’esito del voto (cosa, quest’ultima, che pur acclarata non sarebbe potuta essere motivo di annullamento). «Non è possibile sottomettere il diritto al capriccio personale, infrangerlo o snaturalizzarlo», ha detto il presidente del Tribunale Alejandro Luna chiudendo le speranze a qualsiasi ripensamento.
In realtà un cambio però c’è stato: dal Partito d’Azione Nazionale uscito con le ossa rotta dal governo fallimentare di dodici anni in tema di sicurezza al Partito Rivoluzionario Istituzionale che torna al potere dopo aver governato dal 1921 al 2000, ma ciò che non è cambiato è il dubbio del marciume della classe politica e sarà difficile che ricorsi, peraltro tutti respinti, movimenti ed inviti alla disobbedienza civile possano funzionare. Anzi il pericolo è che possa scaturirne un caos ancora più pericoloso.
Si moltiplicano ora, da un lato gli appelli all’unità del paese ed all’inizio di un nuovo corso e dall’altro gli inviti alla disobbedienza civile contro un esito elettorale falsato ed un uomo che ha conquistato illegittimamente il potere, lanciati dal candidato dell’opposizione e dal Movimento giovanile di origine universitaria YoSoy132 grande protagonista del dibattito pre-elettorale e di una seria stagione di contestazione per la legalità, i diritti e la buona politica.
A poco serve dire però che Enrique Peña Nieto è stato un candidato-fantoccio supportato dalla grande dittatura televisiva di Televisa ed Atzeca Tv, se alla fine non ci sarà una vera mobilitazione popolare per chiedere una riforma televisiva che non incanti i messicani con famose novelas e personaggi televisivi prestati alla politica e comunque è più importante accertare se il nuovo presidente sarà quello della mano morbida e della possibile trattativa con i cartelli dei Narcos (dopo la mano dura inutile di Calderon).
In ogni caso non è Lopez Obrador a poter guidare questa protesta: troppo debole, ormai politicamente vecchio e per giunta sconfitto per due volte, anche nel 2006 in modo assolutamente beffardo e forse più incerto di oggi ed inoltre non ha più l’appoggio di molti esponenti del suo partito e di molti movimenti, che vedono in Marcelo Ebrard, il sindaco di Città del Messico un nuovo leader per una storica prima vittoria e che nel frattempo hanno accettato il verdetto del Tribunale Elettorale.  

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