Meno male che il Brasile li aiuta, anzi in realtà in materia industriale ed automobilistica il paese sudamericano ha delegato la presidenza del paese direttamente a Sergio Marchionne e Cledorvino Bellini, potentissimo Ceo di Fiat Brasil che danni battono cassa e pugni sul tavolo: al Brasile stabilimenti e posti di lavoro ed alla Fiat tanti soldini.
In questi giorni la notizia
clou è la costruzione del nuovo stabilimento Fiat a Goiana nella regione del
Pernambuco che si farà dopo mesi di trattative e passi indietro e con un
finanziamento di 1,9 miliardi di euro stanziati dalla Banca Nazionale di
Sviluppo Economico e Sociale e della Sovrintendenza per lo sviluppo del
Nordeste, ovvero l’85% dell’investimento totale pari a 2,3 miliardi di euro, ma
non è affatto una notizia in Brasile dove la Fiat ha trovato la sua seconda
Italia, anzi l’Italia di una volta.
Nel 2011 Fiat ha ricevuto
finanziamenti e prestiti per un totale di 2,3 miliardi di dollari a fronte di
un utile netto di 1,39 miliardi di dollari e di una posizione di cassa pari a
2,88 miliardi di dollari, numeri che fanno capire quanto siano importanti
questi soldi pubblici con una manodopera che comunque riceve circa 8.500-9.000
euro all’anno di stipendio e con spese ammortizzate dalla grande mole di
incentivi e tagli fiscali.
D’altronde Fiat Automoveis
nacque nel 1973 da una Joint Venture il cui 54,7% era costituito da Fiat mentre
il resto delle quote e delle risorse è stato messo dal governo di Minas Gerais e
proprio da quella notevole partecipazione statale è sorto nel 1976 quello che è
oggi l’orgoglio di Fiat in America Latina, lo stabilimento di Betim, 2.250 kmq
di estensione, dal 2008 ad oggi produttrice di circa 720.000 auto all’anno e
con la prospettiva di arrivare a 900.000 nel 2014 e con 25mila posti di lavoro
diretti ed indiretti.
Iveco a Sete Lagoas è il
più grande stabilimento della Fiat nel settore veicoli commerciali e di trasporto
pesante ed è nata con il 60% di contributi statali ed è diventata il partner
privilegiato del Ministero della Difesa brasiliana non solo per camion
alimentati ad etanolo e biodiesel ma anche per mezzi militari ed in più ha
costruito un moderno centro di ricerca, una parola magica che in Italia non
viene mai pronunciata, ma questa è una colpa collettiva perché nessuno, e non
solo Marchionne, crede più nella ricerca nel nostro paese.
Benefici fiume anche per l’altra
branca di Fiat Industrial, Case New Holland che ha investito in tre
stabilimenti (Contagem, Curitiba, Sorocaba e Piracicaba) e si prepara ad
investire 600 milioni di euro nel nuovo stabilimento di Monte Claros nello
Stato di S. Paolo. Il protocollo di intesa con lo stato di S. Paolo che partecipa
al 50% è stato firmato perfino a Torino. Ora CNH monopolizza il settore dei
mezzi agricoli nel paese.
Tutti questi investimenti
sono stati ben coperti sul piano fiscale. Durante la recessione del 2008 con
una forte crisi del settore, Bellini pretese ed ottenne una grande riduzione
dell’imposta sui prodotti industriali, una revisione dei dazi doganali per le
esportazioni e tutto ciò dopo aver minacciato chiusure e licenziamenti. I
successivi incontri con il ministro dell’industria Guido Mantega furono il
preludio al Plan Brasil Maior che partirà nel 2013, ma è dal 2009 che sono
state stabilite riduzioni dell’IPI, incentivi fiscali, senza considerare che
solo il 5%
Quanto al Plan Brasil Maior
esso prevede un abbattimento dell’imposta proporzionale a nuovi investimenti in
tecnologia ed auto ecologiche e mentre le imprese che non operano in Brasile
avranno tre anni di tempi per raggiungere l’obiettivo fissato dal governo, per
Fiat, Nissan, Toyota e Wolkswagen che già operano da tempo, gli obiettivi sono
già dati per raggiunti ed i privilegi fiscali partiranno subito. Possiamo
permettercelo? Sicuramente no ed anche volendo il Brasile è un’altra cosa.
Nessun commento:
Posta un commento