giovedì 6 settembre 2012

Le sanguinarie FARC dai sequestri al rap




Non ci sono più i terroristi di una volta o almeno dopo 48 anni di lotta armata sono stanchi della vita sacrificante in Amazzonia (altro che gli alloggi dorati dell’IRA e l’alta tecnologia di Al Qaeda), nascosti dell’umido della foresta, esperti in una guerra campale fatti di attacchi a torrette periferiche e rapimenti.

Così le FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, l’ultimo gruppo di ribelli marxisti (ma realmente marxista al punto da dividere praticamente tutto in parti uguali), attivi in Colombia dove negli anni ’80 hanno raggiunto circa 20mila membri, si arrendono o quasi ed accettano di avviare i colloqui di pace con il presidente colombiano José Manuel Santos e naturalmente siccome siamo nell’epoca del 2.0, di Youtube, Facebook e Twitter, anche loro non hanno resistito alla voglia di trasgressione.

Per festeggiare la pace ci voleva qualcosa di più, ci voleva il rap delle FARC. Così invece di un’asfittica disponibilità al dialogo, ecc un mix eccellente di proclama politico e di musica rap, per la verità abbastanza primitiva, quasi da piccola band di paese. All’inizio appare il capo dell’esercito ribelle Rodrigo Londono Etcheverry, alias Timochenko, che pronuncia la frase iniziale “Siamo venuti al tavolo del dialogo senza rancore o arroganza” e poi chiude con “Abbiamo giurato di vincere e vinceremo”, con uno stile che il buon Benito se lo sarebbe sognato.

In mezzo il vero e proprio rap eseguito da due giovani soldati vestiti in mimetica che iniziano a cantare mentre nel video si intervallano ribelli con la classica maglietta del Che, un’orchestrina vera e propria formata da altri soldati ed ovviamente non poteva mancare la voce femminile anch’essa impersonata da una soldatessa (ché nelle FARC la parità uomo/donna è stata raggiunta da 40 anni) che mettono in musica tutti i punti della futura trattativa e le loro richieste con l’intervallo “Io vado a L'Avana, questa volta per colloquiare, il borghese (Uribe) che voleva sconfiggerci non ci è riuscito”, che in spagnolo suona molto più ritmato ed in rima.

A vederli sembrerebbe una cosa montata ad arte da qualche fantasioso gruppo di giovani colombiani, ma è tutto vero ed  “il Rap per la pace” delle FARC, destinato a diventare un best su YouTube in realtà è un terribile enigma. Possibile che questo gruppo che seminava il terrore fra i civili, ha ucciso soldati e rapito sindacalisti, politici, candidati alla presidenza, ha trafficato droga per finanziarsi, ha attuato processi, oggi ci propina il Rap? E’ stato tutto uno scherzo e adesso magari i morti torneranno in vita? Ma soprattutto chi è che non è mai voluto questa pace in Colombia? In attesa di sapere se tutto andrà bene nei colloqui del prossimo mese ad Oslo e L’Avana e le risposte a queste domande, non resta che questo angosciante rap, angosciante sì, perché in fondo la pace è bella ma non è una barzelletta e si poteva non tirarla per le lunghe. 

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