Non ci sono più i terroristi di
una volta o almeno dopo 48 anni di lotta armata sono stanchi della vita
sacrificante in Amazzonia (altro che gli alloggi dorati dell’IRA e l’alta
tecnologia di Al Qaeda), nascosti dell’umido della foresta, esperti in una
guerra campale fatti di attacchi a torrette periferiche e rapimenti.
Così le FARC, le Forze Armate
Rivoluzionarie della Colombia, l’ultimo gruppo di ribelli marxisti (ma
realmente marxista al punto da dividere praticamente tutto in parti uguali),
attivi in Colombia dove negli anni ’80 hanno raggiunto circa 20mila membri, si
arrendono o quasi ed accettano di avviare i colloqui di pace con il presidente
colombiano José Manuel Santos e naturalmente siccome siamo nell’epoca del 2.0,
di Youtube, Facebook e Twitter, anche loro non hanno resistito alla voglia di
trasgressione.
Per festeggiare la pace ci voleva
qualcosa di più, ci voleva il rap delle FARC. Così invece di un’asfittica
disponibilità al dialogo, ecc un mix eccellente di proclama politico e di
musica rap, per la verità abbastanza primitiva, quasi da piccola band di paese.
All’inizio appare il capo dell’esercito ribelle Rodrigo Londono Etcheverry,
alias Timochenko, che pronuncia la frase iniziale “Siamo venuti al tavolo del dialogo senza rancore o arroganza”
e poi chiude con “Abbiamo giurato di vincere e vinceremo”, con uno stile che il
buon Benito se lo sarebbe sognato.
In mezzo il vero e proprio rap eseguito da due giovani
soldati vestiti in mimetica che iniziano a cantare mentre nel video si
intervallano ribelli con la classica maglietta del Che, un’orchestrina vera e
propria formata da altri soldati ed ovviamente non poteva mancare la voce
femminile anch’essa impersonata da una soldatessa (ché nelle FARC la parità
uomo/donna è stata raggiunta da 40 anni) che mettono in musica tutti i punti
della futura trattativa e le loro richieste con l’intervallo “Io vado a L'Avana,
questa volta per colloquiare, il borghese (Uribe) che voleva sconfiggerci non
ci è riuscito”, che in spagnolo suona molto più ritmato ed in rima.
A vederli sembrerebbe una cosa
montata ad arte da qualche fantasioso gruppo di giovani colombiani, ma è tutto
vero ed “il Rap per la pace” delle FARC,
destinato a diventare un best su YouTube in realtà è un terribile enigma.
Possibile che questo gruppo che seminava il terrore fra i civili, ha ucciso
soldati e rapito sindacalisti, politici, candidati alla presidenza, ha
trafficato droga per finanziarsi, ha attuato processi, oggi ci propina il Rap?
E’ stato tutto uno scherzo e adesso magari i morti torneranno in vita? Ma
soprattutto chi è che non è mai voluto questa pace in Colombia? In attesa di
sapere se tutto andrà bene nei colloqui del prossimo mese ad Oslo e L’Avana e
le risposte a queste domande, non resta che questo angosciante rap, angosciante
sì, perché in fondo la pace è bella ma non è una barzelletta e si poteva non
tirarla per le lunghe.
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