martedì 4 settembre 2012

Il destino delle Falklands/Malvinas in un referendum



Sarà un referendum a decidere quello che anni ed anni di crisi diplomatiche, accuse reciproche e perfino una guerra, che trenta anni fa causò circa 1.000 morti, il doppio dei feriti e venti giorni di terrore in due paesi da un lato all’altro dell’Oceano, non hanno saputo risolvere.

Il Consiglio Esecutivo delle Isole Falkland/Malvinas ha approvato ufficialmente per marzo 2013 lo svolgimento di un referendum sulla sovranità dell’arcipelago dell’Oceano Atlantico, già decisa lo scorso giugno, anche se la data precisa sarà definita dal capo di governo Keith Padgett e la commissione elettorale britannica supporterà il regolare svolgimento della consultazione e la Gran Bretagna finanzierà l’intera operazione elettorale ma saranno ammessi osservatori di tutto il continente, l’unico vero dubbio resta la reale reciproca accettazione dell’esito.

Alla consultazione potranno partecipare tutti gli abitanti delle isole (che ha una popolazione di circa 3.000 abitanti, come un piccolo paese di provincia) che hanno superato i diciotto anni d’età e che perlopiù sono tutti di lingua inglese, ospiti in uno scenario latinoamericano, ma ben decisi a conservare la propria autonomia, concessagli dal governo britannico, di cui sostanzialmente fanno parte proprio a seguito del conflitto del 1982 fra Argentina e Gran Bretagna.

Nei mesi scorsi i due paesi si erano di nuovo confrontati diplomaticamente per la sovranità delle isole e mentre Cristina Fernandez Kirchner aveva rivendicato l’appoggio, seppur blando, delle Nazioni Unite e delle risoluzioni sulla decolonizzazione, Cameron ha rigettato qualsiasi ulteriore accordo o dichiarazioni unilaterale, rinviando ogni decisione proprio al referendum del prossimo anno ed intimando la fine di qualsiasi blocco commerciale attuato dall’Argentina e da molti paesi sudamericani verso Port Stanley.

Le Isole sono un grande equivoco: cedute dalla Francia alla Spagna, dopo l’indipendenza argentina ed abitate soltanto da pochi pescatori argentini, furono proclamate territorio argentino nel 1820, ma gli argentini furono cacciati quando Gran Bretagna ed Usa iniziarono le loro spedizioni nell’Antartide ed inglobarono, come stabilito dalle convenzioni internazionali, le zone marittime e territoriali corrispondenti allo spicchio di esplorazione ed a nulla servirono negoziati e reciproche concessioni: nessuno mollò fino all’occupazione argentina ed alla successiva guerra.

Oggi le Falklands/Malvinas, al di là del simbolo dell’inattaccabilità della Corona e del patriottismo argentino, sono un’importante svincolo commerciale ed un punto di riferimento in chiave petrolifera oltre ai suddetti diritti sull’Antartide e sul possibile sfruttamento delle innumerevoli risorse del luogo oltre alla pesca che, sulle Isole e in buona parte del sud dell’Argentina, nella fascia costiera resta una ricca ed esclusiva attività. 

2 commenti:

  1. Please study history before making a story.

    The islands were discovered and populated in 1765 by the British.

    following the need for the military to be present as the american war of independence was the most important matter for British warships, the colony was left, with a plaque stating the British sovereignty of the islands.

    When Argentina planned to settle the island with convicts, Britain warned them that it was British territory which the Argentinians ignored.

    This colony fought amongst themselves with murder being committed before the British returned to lower the illegal flag of Argentina and returned the Union flag to its rightful place.

    Argentina has never owned these islands, and if they claim the islands were inherited from the Spanish, the Spanish waved all rights after losing to the British and they signed the treaty.

    In modern democratic times, surely the ownership of a land, is down to the inhabitants, especially if they have lived there almost 200 years?

    RispondiElimina
  2. According to your reasoning the islands should belong to Spain, neither to Argentina, neither to Great Britain

    RispondiElimina